La recente crisi dei mutui immobiliari negli Stati Uniti ci ha ricordato che gli immobili, terreni e case, sono per l’economia quello che per il calcio è i pallone. Senza essere un seguace della fisiocrazia, che riteneva la terra unica fonte di ricchezza, quegli economisti che idoleggiano i valori mobiliari mi ricordano alcuni personaggi di A. De Saint-Exupéry che riescono a vivere su asteroidi e piccolissimi pianeti. Ritorniamo con i piedi sulla Terra per sottolineare l’importanza degli immobili rispetto ad alcune grandezze economiche fondamentali: 1) il Prodotto Interno Lordo, ossia il valore monetario di tutti i beni e servizi finali prodotti all’interno di uno Stato in un anno, si calcolano il valore delle nuove costruzioni e non, ad esempio, le compravendite di edifici fabbricati negli anni precedenti (nel PIL rientra invece il servizio reso dal notaio che stipula, ecc.); 2) la remunerazione del fattore terra e dato dalla rendita: la curva di domanda della terra deriva dalla domanda del prodotto della terra stessa, ossia, ad esempio, il prezzo del vino e dell’uva e non viceversa (quindi il prezzo dell’uva non dipende dal prezzo della terra coltivata a vite); 3) la curva di offerta di appartamenti in affitto nel lungo periodo è elastica mentre nel breve periodo tende ad essere anelastica; la curva di domanda di abitazioni in affitto è elastica in ragione della adattabilità degli individui (che, se necessario, utilizzano spazi più ridotti o non usciranno dalla famiglio d’origine o andranno in periferia...); 4) una regolazione rigida dei canoni di locazione da parte del legislatore provoca una carenza di abitazioni e la nascita di un mercato nero; 5) una diminuzione del tasso di interesse favorisce la domanda di immobili. L’elencazione potrebbe continuare ma soffermiamoci su quest’ultimo punto. <OMISSIS> Per il resto vedere il libro “RESTARE O SCAPPARE”
SANDRO MERZ |
Avvertenza dal Manuale pratico dei beni immobili, 2005 |
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