SANDRO MERZ

Casella di testo: 
Garante del Contribuente
per il Veneto
RELAZIONE 1° SEMESTRE ANNO 2015 DEL GARANTE DEL CONTRIBUENTE PER IL VENETO PREVISTA DALLO STATUTO DEL CONTRIBUENTE.
Al Presidente della Camera del deputati
Al Presidente del Senato della Repubblica
Al Presidente del Consiglio dei Ministri
Al Ministro dell'economia e delle finanze
RELAZIONE


Casella di testo: Lo Stato è caduto in letargo.
Il morale dei dipendenti dell’Agenzia delle Entrate ricorda quello dell’esercito italiano dopo il proclama del governo Badoglio. E come in tutti gli eserciti scassati ci sono più generali che soldati. La sentenza n. 37 del 2015 della Corte Costituzionale ha spazzato via molti generali fasulli, nominati senza concorso: il sistema consentiva di mettere nei posti di comando gli amici, le amiche e le amichette, secondo la regola aurea della politica italiana. Si assiste così allo spettacolo di vigili urbani catapultati ai vertici della macchina dello Stato: lo spettacolo ricorda le gabbie dello zoo dove le scimmiette si arrampicano in un attimo fino al cielo.
Del resto la competenza e la serietà costituiscono soltanto un intralcio al preciso disegno di mantenere intatto questo ordinamento caotico, tutto l’ordinamento, non solo quello fiscale. E così si sbandierano per riforme epocali quelle che, subito dopo, si rivelano fallimentari e dannose. Due esempi:
L’invio dei modelli precompilati ha fatto perdere tempo a tutti perché ha
aggiunto un altro inutile adempimento per il contribuente, costretto a controllare il precompilato che, con molti errori, altro non era che la copia della parte fissa della precedente dichiarazione integrata con qualche aggiornamento di dati già in possesso del contribuente;
Il redditometro che, sull’onda di chilometriche circolari, avrebbe debellato l’evasione, si è rivelato inapplicabile, dopo aver contribuito a deprimere il mercato immobiliare.
Perché con riforme finte e dannose si vuole mantenere intatto questo ordinamento giuridico caotico che permette agevolmente l’evasione fiscale?
I contribuenti si dividono in plebei a reddito fisso, che non possono evadere perché le loro imposte sono trattenute alla fonte, e in patrizi, tutti gli altri che spesso, poverini, guadagnano meno del loro dipendente.
Questo ordinamento caotico, che produce la pressione fiscale più alta del mondo e il debito pubblico, rapportato al PIL, più alto del mondo (tra parentesi, il debito italiano è arrivato, a giugno, a 2.200 miliardi di euro), è funzionale ad un preciso obbiettivo: consentire l’evasione
a chi, se pagasse tutte le tasse, dovrebbe chiudere bottega;
a chi rispetta gli “studi di settore” e si tiene il resto del malloppo esentasse;
a chi (delinquenti comuni, politici delinquenti, delinquenti politicizzati, criminalità organizzata, ecc.) percepisce redditi illeciti che può facilmente investire, consumare o trasformare in redditi legali;
eccetera.
Tale caos non connota solo le norme fiscali ma anche quelle penali, amministrative, civili, processuali, e così via. E’ difatti consustanziale all’anzidetto preciso disegno mantenere la lentezza della giustizia: già oggi è enorme il numero di “politici” sotto processo, cosa succederebbe se fosse davvero accelerata la giustizia? (Sono più di un milione gli italiani che vivono di “politica” quando ne basterebbero 70-80 mila).


 

 

E allora ecco le false aspettative messianiche per il processo telematico, una delle tante riforme bluff (si noti che su tale processo alcuni Stati, che l’hanno sperimentato prima di noi, stanno facendo retromarcia).

E allora ecco le pseudoriforme che continuano a far girare la macchina fiscale ed il giudice penale come il criceto nella ruota.

Ecco il giochino semplice per avere il consenso elettorale: rendere il più gran numero di persone e categorie interessate ad avere norme che consentano scappatoie, farraginosità, dubbi interpretativi, veri e propri privilegi, proroghe, sanatorie, e così via; il caos, insomma, in modo che anche chi rispetta, o vorrebbe rispettare leggi siffatte, sia costretto a correre ai ripari, come ho già osservato nelle precedenti relazioni.

Detto con altre parole, ecco la regola del caos: immettere e tenere nell’ordinamento norme che consentono un’illegalità diffusa con il duplice scopo di tenere sotto pressione i giudici (che con milioni di cause tra i piedi hanno così meno tempo da dedicare alle grasse, grosse e organizzate ruberie di denaro pubblico) e tenere sotto tiro anche i normali cittadini e contribuenti, sempre a rischio di incappare in leggi costruite come tagliole.

Solo così il meccanismo della politica italiana può perpetuarsi, il che rappresenta lo scopo ultimo dei governi di ogni colore che si sono succeduti.

Venezia 30.06.2015

IL PRESIDENTE

Sandro Merz