Si dice che, avendo un discepolo chiesto a Socrate se fosse consigliabile sposarsi, il filosofo, dopo aver pensato alla sua vita con Santippe, alle leggi della Città, al valore della libertà, al peso della solitudine e a molto altro ancora, rispose: “Fai come credi; in un caso come nell’altro avrai a pentirtene”. Se la stessa domanda fosse rivolta oggi, in Italia, a Socrate che teneva in grande conto le leggi positive, forse il filosofo risponderebbe: «Sposarti, no; convivi, se credi; in ogni caso avrai a pentirtene». Che la nostra normativa sia una cappa di piombo è dimostrato da un esame comparativo con le altre legislazioni: il sistema italiano con un duplice processo, uno per la separazione ed un altro per il divorzio, costituisce un unicum finalizzato a dissuadere i coniugi dall’idea di sciogliere ii vincolo con la prospettiva di una battaglia legale che può durare anni percorrendo tutti i tre gradi del giudizio e per due volte! senza dire dei successivi eventuali processi di revisione e della disciplina dell’addebito e del regolamento delle nullità con cui la legge si diverte a verificare gli accordi faticosamente raggiunti tra i coniugi separati e l’elenco potrebbe continuare. Quando il coniuge percepisce la realtà del processo in cui si è coinvolto, degli avvocati, delle spese e dei motivi, cade vittima della mania di persecuzione. Per vari anni, come giudice della famiglia, ho sperimentato la conflittualità che Theodor W. Adorno così indaga: «Più i coniugi erano stati, a suo tempo, generosi e singoli nei loro rapporti reciproci, meno avevano pensato in termini di possesso e di obbligazione, e più orribile e vergognosa è l’umiliazione che li colpisce. Poiché è proprio nell’ambito di ciò che non è giuridicamente definito che attecchiscono le liti, le diffamazioni, il conflitto senza fine degli interessi». <OMISSIS> Per il resto vedere il libro “RESTARE O SCAPPARE”
SANDRO MERZ
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Avvertenza dal Manuale pratico e formulario dei rapporti economici nella separazione e nel divorzio, 2008 |
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SANDRO MERZ |